Madragoa is delighted to present Gli esperti, the second solo exhibition of Enzo Cucchi (b. 1949, Morro d’Alba, Italy) at the gallery.
In the 1980s, Jurgis Baltrušaitis brought together three of his famous studies—on aberrations, anamorphoses, and the spread of the Isis myth in Western culture—under the definition of “depraved perspectives.”
This apparently strident expression turned out to be suitable to describe that interweaving, essential for art, in which a mental vision, rational, abstract, and superimposed on reality merges with a vision that captures the uninterrupted flow of reality and its continuous metamorphosis, that deviates from the order under a centrifugal force. The first one (the perspective, precisely) is geometrically structured and responds to the desire to frame things in a pre-established way, according to a precise and immutable point of view, while the second obeys instead the impulse for the deformation, the deviation; it is that oblique gaze, which captures what appears at the margin, as if seen from the corner of the eye. This latter view represents the metaphysical side, the reverse of the former, and only the dialectical relationship between the two, according to Baltrušaitis, determines the possibility of changing the usual perspectives that frame world and contributes to the history of knowledge. The Lithuanian art historian traces back to this relationship the concepts of “aberration” and “anamorphosis” that have been the object of his analysis over the years, combining studies on optics, on the migration of forms and the morphology of the legend. These concepts express the hybrid dimension of the work of art in which the representation of reality and the leap into the fantastic, the structured form and its distortion coexist, according to that doctrine of “depraved perspectives.”
The definitions of aberration and anamorphosis offer a compass with which to cross Enzo Cucchi’s exhibition, articulated in the two spaces of the gallery: the deviation from the norm, the hybridization and transfiguration of forms, and the optical deformation are to be found in the bronze sculptures, which creep into the exhibition space. Their presence is similar to a discreet incursion from the oneiric world that sometimes peeps out in everyday life and that here takes shape thanks to a diversion of mind, eye and hand. Like three-dimensional Rorschach blots, the sculptures Senza titolo and Buco di culo are mysterious epiphanies of objects split in half, showing a certain symmetry between the two parts of which they are composed. Installed at a corner of a column and a doorframe, the sculptures play hide-and-seek with visitors, revealing details, partial glimpses, showing their hybrid, organic, biomorphic, metamorphic nature.
The sculptures seem to take shape at the very moment of their impact with the architectural element to which they are anchored, to congeal in that instant, as if the still-melted bronze were molded in the contact with the wall, emphasizing the contrast between its white, straight and smooth surface and the flaming appearance of the loose form, which radiates vitality and vibrancy. The patina that coats Senza titolo gives it an earthy quality, while the other, very dark almost black in color, makes Buco di culo more visceral.
The title of the exhibition comes from the large painting on wood, Gli esperti, belonging to a recent series of large works in which, against a grey background, some figures appear: a toy skeleton, an inflatable shark, a rhinoceros that has lost its horn, an empty manger that suggests a nativity scene without the baby that seems to have slipped away.
The support consists of found and recovered wood panels, which bear imprinted on the surface traces of their previous use and the time they spent unprotected in an outdoor environment. The gray background has recorded splashes of paint, glue, shading and glazing with sharp contours, depending on the areas exposed to the sun.
The wooden panel becomes a palimpsest on which the shadow of other overlapping panels has been impressed—the ghosts of other paintings. Its color and materiality make it similar to concrete, as if it were a portion of the floor of a painter’s studio rotated by ninety degrees, passing from the horizontal to the vertical dimension, a shift in perspective.
This double spatial dimension is reinforced in Gli esperti by a green ceramic insert that seems to be lying on its painted surface, and that almost acts as a headpiece for one of the small figures that cross the painting like a horizon, this light-blue firing squad that evokes the moai tufa sculptures of Easter Island.
Punctuating the wall in the other space of the gallery is an owl that, painted on a very small board, unfurls a ceramic tongue, which only returns its upside-down image, its elongated and garish shadow.
Madragoa è lieta di presentare Gli esperti, la seconda mostra personale di Enzo Cucchi in galleria.
Negli anni Ottanta, Jurgis Baltrušaitis ha riunito tre dei suoi celebri studi – sulle aberrazioni, le anamorfosi e sulla diffusione in occidente del mito di Iside – come se costituissero i pannelli di un trittico, sotto l’egida delle “prospettive depravate”. Questa espressione, apparentemente stridente, si rivela invece adatta a descrivere quell’intreccio vitale per l’arte di visione mentale ordinata, una sovrastruttura non aderente al dato reale che organizza lo spazio, e di visione capace di cogliere le forme in costante metamorfosi, che devia dall’ordine sotto una spinta centrifuga. La prima (che va sotto il nome di prospettiva, appunto) è geometricamente strutturata e risponde al desiderio di inquadrare le cose in un modo precostituito, secondo un punto di vista preciso e immutabile, mentre la seconda obbedisce invece alla pulsione verso la deformazione, la deviazione, è quello sguardo di sbieco, che coglie ciò che appare a margine, come visto con la coda dell’occhio. Questa rappresenta il risvolto metafisico, il rovescio della prima e solo il rapporto dialettico tra le due, secondo lo studioso, determina la capacità di modificare i punti di vista abituali sul mondo e contribuisce alla storia della conoscenza. A questa considerazione Baltrušaitis riconduce i concetti di aberrazione e di anamorfosi oggetto della sua analisi nel corso degli anni, che uniscono studi sull’ottica, sulla migrazione delle forme e la morfologia della leggenda, che fondono il dato reale e la tensione verso il fantastico, secondo quella dottrina delle “prospettive depravate”.
Aberrazione e anamorfosi offrono una bussola con la quale attraversare l’esposizione di Enzo Cucchi, articolata nei due spazi della galleria: la deviazione dalla norma, l’ibridazione e la trasfigurazione delle forme, e la deformazione ottica sono riscontrabili nelle sculture di bronzo, che si insinuano nello spazio espositivo come un’incursione discreta da quel mondo onirico che talvolta fa capolino nella vita di tutti i giorni e che qui che prende corpo grazie a uno sviamento della mente, dell’occhio e della mano. Come delle macchie di Rorschach tridimensionali, le sculture Senza titolo e Buco di culo sono apparizioni misteriose di oggetti aperti a metà, che mostrano una certa simmetria tra le due parti di cui sono costituiti. Installate a un angolo di una colonna e allo stipite di una parete, le sculture giocano a nascondino con il visitatore, rivelano dei dettagli, scorci parziali, mostrando la loro natura ibrida, organica, metamorfica.
Le forme delle sculture sembrano nascere nel momento stesso dell’impatto con l’elemento architettonico cui sono ancorate e rapprendersi lì per lì, come se il bronzo ancora fuso si plasmasse nell’incontro con il muro, creando un contrasto tra questo e l’apparizione della forma fluida, che restituisce una dimensione vitale, dinamica e scattante. La patina di cui le sculture sono rivestite conferisce una qualità terrosa a una, mentre all’altra, molto scura quasi nera, una più viscerale.
A dare il titolo all’esposizione è il grande dipinto su tavola, Gli esperti, appartenente a una recente serie di lavori di grandi dimensioni in cui, su un fondo grigio, appaiono alcune figure: uno scheletrino, uno squalo gonfiabile, un rinoceronte che ha perso il corno, una mangiatoia vuota, senza il bambinello che sembra scivolato via.
Il supporto è costituito da pannelli di legno recuperati, che portano impresse le tracce del loro precedente uso e del tempo che hanno trascorso non protetti in un ambiente esterno. Il fondo grigio ha registrato schizzi di vernice, di colla, ombreggiature e velature dai contorni nitidi, a seconda delle zone esposte o meno al sole.
La tavola diventa così un palinsesto, su cui è rimasta impressa l’ombra di altri pannelli a essa sovrapposti, il colore e matericità che la rende assimilabile al cemento fa pensare a una porzione di pavimento dello studio di un pittore ruotato di novanta gradi, passando dalla dimensione orizzontale calpestabile a quella verticale a parete. Questa doppia dimensione spaziale è rafforzata in Gli esperti da un inserto in ceramica verde che sembra vi sia adagiato sopra e che fa quasi da copricapo a una delle piccole figure che nel dipinto creano un orizzonte, un plotone di esecuzione azzurro che evoca le sculture moai in tufo dell’Isola di Pasqua.
A punteggiare la parete nello spazio accanto vi è infine una civetta che, dipinta su una tavola di piccolissime dimensioni, srotola una linguaccia in ceramica, che non fa che restituirci la sua immagine rovesciata, la sua ombra allungata e sgargiante.
A Galeria Madragoa tem o prazer de apresentar Gli esperti, a segunda exposição individual de Enzo Cucchi na galeria.
Nos anos 80, Jurgis Baltrušaitis reuniu três dos seus famosos estudos sobre aberrações, anamorfoses, e a difusão do mito de Isis na cultura ocidental - sob a definição de "perspectivas depravadas".
Esta expressão aparentemente estridente revelou-se adequada para descrever aquele entrelaçamento, essencial para a arte, em que uma visão mental, racional, abstrata, e sobreposta à realidade, se mistura com uma visão que capta o fluxo ininterrupto da realidade e a sua contínua metamorfose, que se desvia da ordem sob uma força centrífuga.
A primeira (a perspectiva, precisamente) está geometricamente estruturada e responde ao desejo de enquadrar as coisas de uma forma pré-estabelecida, segundo um ponto de vista preciso e imutável, enquanto que a segunda obedece ao impulso da deformação, do desvio; é aquele olhar oblíquo, que capta o que aparece na margem, como se fosse visto pelo canto do olho. Esta última visão representa o lado metafísico, o reverso do primeiro, e apenas a relação dialéctica entre os dois, segundo Baltruésaitis, determina a possibilidade de mudar as perspectivas habituais que enquadram o mundo e contribuem para a história do conhecimento. O historiador de arte lituano traça a esta relação os conceitos de "aberração" e "anamorfose" que têm sido objeto da sua análise ao longo dos anos, combinando estudos sobre óptica, sobre a migração de formas e a morfologia da lenda. Estes conceitos expressam a dimensão híbrida da obra de arte em que a representação da realidade e o salto para o fantástico, a forma estruturada e a sua distorção, coexistem em acordo com essa doutrina de "perspectivas depravadas".
Estas definições de aberração e anamorfose fornecem-nos uma luz para navegar na exposição de Enzo Cucchi, articulada pelos dois espaços da galeria: o desvio da norma, a hibridação e a transfiguração das formas, e a deformação óptica, encontram-se nas esculturas de bronze, que se infiltram no espaço expositivo. A sua presença é semelhante a uma discreta incursão do mundo onírico que por vezes espreita para a vida quotidiana e que aqui toma forma graças a um desvio de mente, olho e mão. Como as manchas tridimensionais de Rorschach, as esculturas Senza titolo e Buco di culo são epifanias misteriosas de objectos divididos ao meio, mostrando uma certa simetria entre as duas partes de que são compostos. Instaladas num canto de uma coluna e numa estrutura de porta, as esculturas
brincam às escondidas com os visitantes, revelando detalhes, vislumbres parciais, mostrando a sua natureza híbrida, orgânica, biomórfica e metamórfica.
As esculturas parecem tomar forma no preciso momento do seu impacto com o elemento arquitectónico ao qual estão ancoradas. Ao solidificar nesse instante, como se o bronze ainda líquido tomasse forma ao contacto com a parede, enfatizando o contraste entre a sua superfície branca, direita e lisa e um aspecto flamejante da forma solta, que irradia vitalidade e vibração. A pátina que reveste Senza titolo dá-lhe uma qualidade terrestre, enquanto a outra, muito escura quase preta na cor, torna Buco di culo mais visceral.
O título da exposição vem da grande pintura sobre madeira, Gli esperti, pertencente a uma série recente de grandes obras em que, contra um fundo cinzento, aparecem algumas figuras: um esqueleto de brinquedo, um tubarão insuflável, um rinoceronte que perdeu o seu corno, uma manjedoura vazia que sugere um presépio onde o bebé parece ter escapado.
O suporte consiste em painéis de madeira encontrados e recuperados, que ostentam marcas impressas na superfície devido ao uso e tempo passado ao ar livre sem cuidados. O fundo cinzento regista salpicos de tinta, cola, sombreamento e envidraçamento com contornos afiados, dependendo das áreas expostas ao sol.
O painel de madeira torna-se um palimpsesto sobre o qual a sombra de outros painéis sobrepostos tem sido impressionada - os fantasmas de pinturas mais antigas. A sua cor e materialidade tornam-no semelhante ao betão, como se fosse parte do chão do atelier de um pintor, rodado em noventa graus, passando da dimensão horizontal para a vertical, uma mudança de perspectiva.
Esta dupla dimensão espacial é reforçada em Gli esperti por uma inserção de cerâmica verde que parece estar deitada na sua superfície pintada, e que quase funciona como uma peça de cabeça para uma das pequenas figuras que atravessam a pintura como um horizonte, este pelotão de fuzilamento azul claro que evoca as esculturas moai tufa da Ilha de Páscoa.
Pontuando a parede no outro espaço da galeria está uma coruja que, pintada sobre uma tábua muito pequena, desenrola uma língua de cerâmica, que apenas devolve a sua imagem de avesso, uma sombra alongada e garrida.
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